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La storia di Andrea: da 6 mesi scrive una lettera al giorno al figlio morto a 10 anni

Dal 25 agosto dello scorso anno ogni notte Andrea Pilotta, residente a Bollate nel Milanese, scrive una lettera a suo figlio Jacopo, detto Papo, morto a 10 anni per una malformazione cardiaca. Le lettere del papà di Papo, raccolte su Facebook e su un blog, hanno conquistato centinaia di migliaia di persone, che adesso chiedono che vengano pubblicate in un libro.
A cura di Francesco Loiacono
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Dal 25 agosto dello scorso anno ogni notte Andrea Pilotta, residente a Bollate nel Milanese, scrive una lettera a suo figlio Jacopo, detto Papo. Potrebbe essere una semplice e bella storia di amore paterno, ma è la storia di un amore che va al di là della vita e della morte, dello spazio e del tempo: perché Papo il 24 agosto è morto a causa di un arresto cardiaco dovuto a una malformazione al cuore. Il bambino è stramazzato al suolo davanti agli occhi del padre, che da allora ha incanalato rabbia, ricordi, speranza, amore e sorrisi nelle lettere scritte a lui ogni sera. Missive che raccontano momenti della vita quotidiana della famiglia di Papo, – oltre al papà Andrea ci sono mamma Nicoletta e Carlotta, detta Totta -, ma anche riflessioni profonde di un papà che ha vissuto il dolore più grande per un genitore e che ha cercato conforto nel potere taumaturgico della parola.

La storia della famiglia Pilotta, raccontata dal "Corriere della sera", è diventata una spirale di amore che avvolge sempre più persone. Perché le lettere di Andrea, raccolte sulla pagina Facebook e sul blog Paposuperhero, hanno conquistato centinaia di migliaia di persone. Che adesso, attraverso un'iniziativa virale, chiedono che le lettere vengano pubblicate tutte assieme in un libro. Sono già oltre tremila le persone che si sono fotografate con la richiesta indirizzata all'editore Feltrinelli e l'hashtag #lovebombing. Oltre al libro, si attende anche la ristampa delle "Massime di Papo" e tanti altri progetti: spettacoli, canzoni, musical. Per raccontare Papo a chi non l'ha conosciuto, senza fare piangere né impietosire. Perché, come scrive suo padre: "Non si muore mai veramente se i nostri cari rimangono nei nostri sorrisi. Noi siamo altro. La rivoluzione d'amore non si ferma".

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