79 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

La doppia vita del boss: capo di ‘ndrangheta e volontario della Croce Rossa

Giuseppe Puglisi, 53 anni, arrestato la scorsa settimana nell’operazione Insubria, era a capo di una “locale” di ‘ndrangheta a Cermenate, vicino Como, ma nel fine settimana faceva il volontario sulle ambulanze della Croce Rossa, con la qualifica di soccorritore: ha anche salvato delle vite.
A cura di Francesco Loiacono
79 CONDIVISIONI
Immagine

Era un capo della ‘ndrangheta nel Comasco, ma nelle vesti di volontario della Croce Rossa ha anche salvato vite a bordo delle ambulanze, intervenendo con il defibrillatore. Giuseppe Puglisi, 53 anni, detto Melangiana, è uno dei 40 arrestati nell'operazione Insubria che la scorsa settimana ha smantellato tre cosche tra Como e Lecco. Un uomo dalla doppia vita, che conferma quanto gli stereotipi sugli appartenenti alla criminalità organizzata, nello specifico la ‘ndrangheta, siano superati. Puglisi, come racconta il Corriere, dopo aver lavorato per tutta la settimana in Svizzera, nel weekend svolgeva l'attività di volontario della Croce Rossa a Cermenate, piccolo paese a sud di Como in cui risiedeva. Si presentava in sede con badge e Bibbia, poi montava sulle ambulanze grazie a una certificazione che gli permetteva anche di effettuare interventi con il defibrillatore. Pare che abbia assistito feriti in incidenti stradali o persone colpite da infarto, salvando loro la vita.

La doppia vita del boss

Eppure, secondo gli investigatori, per Puglisi la Croce Rossa serviva per aumentare il consenso, nell'ambito della stessa strategia per cui le "locali" di ‘ndrangheta, cellule base sul territorio, si insinuano in altri ambiti della società: bar, ristoranti, società di calcio, associazioni del terzo settore. Melangiana frequentava l'oratorio e ha sostenuto una squadra di basket in difficoltà. A Cermenate, però, paese con episodi di infiltrazioni di cosche fin dagli anni Settanta, la figura di Puglisi era piuttosto chiacchierata, anche perché già arrestato per associazione mafiosa e droga negli anni Novanta. Interrogato sul perché far entrare una figura simile tra le fila dell'associazione, il responsabile della Croce Rossa locale spiega: "Cosa dobbiamo fare, vivere con la cultura del sospetto? Da noi si comportava bene, mai un litigio o un problema". D'altronde, per entrare, a Puglisi era bastato compilare un modulo autocertificato nel quale si dovevano dichiarare eventuali precedenti penali. Adesso il boss dalla doppia vita è stato sospeso dall'incarico, ma non radiato, in attesa che le accuse a suo carico vengano confermate definitivamente da un tribunale.

79 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views