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La disabile dello spot di Checco Zalone: “Un’ora per 7 fermate di metro”. Sala infuriato

Dopo la denuncia di Anita Pallara, 27enne disabile che ha collaborato al famoso spot di Checco Zalone per la ricerca fondi contro la Sma, il sindaco Sala ha annunciato nuovi corsi di formazione per il personale di Atm. Anita aveva raccontato di aver perso oltre un’ora per fare 7 fermate di metro a causa di qualche addetto svogliato. L’assessore Majorino: “In molti casi è la testa dei milanesi che va cambiata”.
A cura di Francesco Loiacono
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Tutto è nato della denuncia di Anita Pallara, 27enne affetta da Sma che ha collaborato con Checco Zalone al famoso spot per raccogliere fondi per la ricerca: "A Milano ci ho messo più di un'ora per fare sette fermate di metropolitane". Dopo la sua lettera, pubblicata dal quotidiano "La Repubblica", il sindaco Beppe Sala ha strigliato il personale di Atm annuciando alcuni provvedimenti: "Possiamo fare corsi di formazione, certo, ma purtroppo c'è sempre chi non capisce che mettersi a servizio degli altri fa parte del suo lavoro. Per questo, anche con Atm, dobbiamo far conoscere meglio ai cittadini le strutture, numeri di telefono e canali social, alle quali segnalare i problemi e i disservizi", ha detto al sindaco allo stesso quotidiano. Ancora più esplicito l'assessore alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino: "Abbiamo un gigantesco lavoro da fare: non bastano gli investimenti, i progetti o i premi europei: in molti casi è la testa dei milanesi che va cambiata".

Anita: "I mezzi funzionavano, gli esseri umani no"

Nella sua denuncia, infatti, Anita Pallara, originaria di Noicattaro (vicino Bari), ma spesso a Milano a causa della sua malattia e per il suo lavoro alla Fondazione Telethon, ha spiegato come più che la mancanza di ascensori o la presenza di barriere architettoniche, il suo problema in un "Normale" viaggio di ritorno verso casa, da Porta Venezia a Machiachini, sia stato il personale svogliato: "Milano ha un potenziale enorme, mi sento a casa, la sento accogliente, sento di potermi costruire qui una ‘normalità' che mi piace, e per questo mi incazzo ancora di più quando, per colpa di qualche impiegato svogliato, le cose non funzionano come dovrebbero, oggi i mezzi funzionavano tutti, gli esseri umani no", ha scritto Anita.

Quello che serve, dunque, è più un cambio culturale: non per tutti, perché come ha riconosciuto la stessa Anita non sono mancati, all'interno dello stesso viaggio, addetti Atm che si sono mostrati cortesi e disponibili: "Nella stessa giornata, anzi nella stessa ora, ho amato e odiato la città". Sull'argomento, in assenza di una risposta da parte di Atm, è intervenuta la delegata per le politiche di accessibilità del Comune, Lisa Noja, affetta da amiotrofia spinale proprio come Anita: "L'accessibilità è un patrimonio collettivo da rivendicare e proteggere per il bene di Milano, tutta. Per questo lavoreremo con tenacia, insieme, anche per insegnarlo a chi non lo ha ancora capito", ha scritto su Facebook ricordando l'importanza del fattore umano: perché l'insensibilità della gente è la più grande barriera architettonica per un disabile.

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