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La commovente lettera del marito di Veronica, la miss morta a 28 anni

Veronica “aveva una voglia di vivere immensa. Talentuosa, tanto talentuosa, ma pigra. La spronavo volevo che facesse perché non ha mai avuto l’opportunità e il supporto, la fiducia soprattutto. Danzava anche quando semplicemente camminava”. Il marito Pietro ha raccontato sua moglie Veronica, morta per tumore a 28 anni, in una lunga lettera pubblicata su Facebook.
A cura di Enrico Tata
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Ricordi belli, racconti, emozioni, l'arrivo della brutta malattia. Fotografie della vita di Veronica Sogni, la miss 28enne morta per un tumore, raccolte dal marito Pietro in una lunghissima lettera d'addio alla moglie. Così come ha fatto il marito di Wondy, la giornalista e blogger, che con Veronica ha condiviso la stessa sorte. "Veronica mi disse: ‘è morta Wondy, ti ricordi? te ne parlai. Il marito le ha dedicato una lettera bellissima. Leggila per favore'. Mi colpì molto, descriveva attimi, azioni, non scadeva mai nel gossip becero (era un personaggio pubblico), ti faceva entrare dentro queste piccole storie per farti capire l'amore e la voglia di vivere. Ho deciso di scrivere questi pensieri, sparsi, di getto senza dare una forma precisa".

Secondo Pietro, Veronica "aveva una voglia di vivere immensa. Talentuosa, tanto talentuosa, ma pigra. La spronavo volevo che facesse perché non ha mai avuto l'opportunità e il supporto, la fiducia soprattutto. Danzava anche quando semplicemente camminava". Veronica vince miss Milano. "Era la più bella della sua città. Andò a Miss Italia, vinse due fasce Sash e Sorrisi e Canzoni, ed iniziò a fare la modella. Eravamo felici, ognuno di noi si stava realizzando, ognuno nel suo campo e ispirandoci a vicenda e supportandoci. Che bello, che energia". Poi arriva la malattia, "una delle sue grandi paure. Un colpo che anche con la guardia alta incassi e fa male. Malissimo. Un diamante.  Lei era un diamante. Duro, invincibile (l'etimologia a memoria dovrebbe essere questa) ma fragile, dannatamente fragile. Avete presente Achille? Ecco. Non sto a raccontarvi del suo iter, dei peggioramenti e dei suoi stati d'animo. Li voglio rispettare, quelli, perché c'ero sempre e vedevo il terrore e la paura nel suo volto". C'è poco della malattia nel lungo racconto della vita Veronica, per scelta: "Non ho volutamente parlato in maniera profonda della malattia, ripeto, la rispetto troppo per raccontare quella sofferenza atroce che credo debba rimanere privata perché ho imparato stando un sacco di tempo negli ospedali, nelle sale d'aspetto etc…che ognuno fa storia a se con i propri stati d'animo, le proprie reazioni e le proprie speranze. Vi sono vicino, se leggete, sappiate solo di godere di ogni istante. Lei ha cercato di fare questo perché il vero cancro di Veronica era altrove".

Il testo completo della lettera a Veronica:

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