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L’orgoglio “terrone” conquista Pontida: festa nel paese blindato e senza la scritta pro-Lega

I “terroni di tutto il mondo” si sono dati appuntamento a Pontida, paesino del Bergamasco sede dell’annuale raduno della Lega Nord, per celebrare la “Giornata dell’orgoglio antirazzista, migrante e meridionale”. Oltre duemila i partecipanti alla festa, in un paese “blindato” dall’ordinanza del sindaco leghista. Cancellata (dagli stessi militanti del Carroccio) la scritta “Padroni a casa nostra” che fa da sfondo ai raduni della Lega.
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A cura di Francesco Loiacono
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I manifestanti sul pratone di Pontida (Foto di Simone Giancristofaro)
I manifestanti sul pratone di Pontida (Foto di Simone Giancristofaro)

I "terroni di tutto il mondo" si sono dati appuntamento a Pontida, paesino del Bergamasco sede dell'annuale raduno della Lega Nord. L'occasione è stata la "Giornata dell'orgoglio antirazzista, migrante e meridionale", organizzata dal centro sociale napoletano Insurgencia in risposta alla contestata visita di Matteo Salvini a Napoli dello scorso marzo. Circa duemila persone (ma nel corso della giornata potrebbero aumentare) hanno invaso pacificamente il celebre "pratone", dal quale è scomparsa la scritta "Padroni a casa nostra" che faceva da sfondo a tutti i raduni del Carroccio. A rimuoverla sono stati gli stessi leghisti, come ha precisato il segretario provinciale bergamasco Daniele Belotti, per evitare che venisse danneggiata.

Sul palco musica e interventi contro il razzismo

Il cuore della Giornata è un concerto al quale partecipano dieci band: ci sono Eugenio Bennato, i 99 Posse (che hanno scritto l'inno della giornata), Tonino Carotone, il rapper ‘Nto, Petrosino e band bergamasche. La musica si alterna sul palco agli interventi di intellettuali impegnati sul fronte dell'antirazzismo. La giornata prevede anche un torneo di calcio tra squadre composte da giocatori di diverse nazionalità.

Ad attenderli, i manifestanti hanno trovato un paese "blindato", per via della discussa ordinanza del sindaco leghista Luigi Carozzi, che ha disposto la chiusura di uffici, negozi, scuole e perfino del cimitero del paese. I partecipanti al raduno hanno risposto auto-organizzandosi: sul prato sono apparsi gazebo per rifornire di cibo e bevande i manifestanti. Lo spirito di festa della manifestazione, messa in dubbio dalla decisione (poi revocata) delle Fs di non concedere l'utilizzo del pratone agli organizzatori, è stato pienamente rispettato. A parte qualche scritta (poi rimossa) contro Salvini (definito "Duce"), le persone presenti si sono godute la musica e gli interventi, scandendo cori contro il razzismo e la Lega. A tal proposito, tra i manifestanti sono andate a ruba magliette con le scritte "odio i razzisti", "terroni del nord" e "terroni a Pontida".

Gli organizzatori: "Primo passo contro il lepenismo e leghismo in Italia"

Tra i manifestanti che hanno preso parte alla giornata, un ruolo di primo piano lo hanno avuto i consiglieri comunali di Napoli Pietro Rinaldi (Sinistra Italiana), Rosario Andreozzi ed Eleonora De Majo (Dema), oltre al presidente della III Municipalità di Napoli Ivo Poggiani (Dema): "E' una bella giornata di festa ma il nostro non è folklore è uno sforzo di lotta al lepenismo italiano – hanno affermato i consiglieri. – Siamo venuti qui ed abbiamo girato per il paese scoprendo che tutti sono contro il sindaco leghista. Dove va Salvini, come a Napoli, la gente lo odia ma dove arriviamo noi se la prendono con il sindaco leghista. Questa giornata ci dice che in questo paese la democrazia sta da una parte e il razzismo dall'altra – hanno concluso gli esponenti di DemA – questo è il primo passo verso la costruzione di un movimento di opposizione al lepenismo e al leghismo nel nostro paese".

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