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Il sogno di Giacomino, bimbo malato di leucemia: guida un treno prima di morire

Il Comitato Maria Letizia Verga, che si occupa di offrire assistenza a bambini malati di leucemia e alle loro famiglie, ha pubblicato la storia di Giacomo, un bimbo di tre anni che, prima di morire, è riuscito a realizzare il suo sogno: guidare il treno per un giorno.
A cura di Francesco Loiacono
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Si chiamava Giacomo, e aveva solo tre anni. La sua storia, nonostante sia finita troppo presto in maniera tragica, è stata raccontata sul bollettino del Comitato Maria Letizia Verga, che si occupa di offrire assistenza ai bambini malati di leucemia. Perché, qualche mese prima di morire, Giacomino è riuscito a realizzare il suo sogno: guidare un treno, almeno per un giorno.

Ci è riuscito grazie allo staff del Comitato, ai medici che hanno seguito il piccolo durante la sua malattia e alla società Trenord, che ha permesso al piccolo di mettersi per qualche minuto alla guida di un convoglio partito da Monza. Con il cappellino di Trenord in testa e il fischietto al collo, Giacomino è stato per un giorno prima capotreno, poi addirittura macchinista.

Il sogno di Giacomino, bimbo malato di leucemia: guida un treno prima di morire

Il viaggio è avvenuto qualche mese fa, ma solo lo scorso 10 settembre il comitato ha pubblicato una lettera dei genitori di Giacomo, che hanno ringraziato tutti quelli che hanno reso possibile questa esperienza: "In questi anni abbiamo sempre sentito definire i bambini come Giacomo dei guerrieri, a noi Giacomo è sempre sembrato un bambino non che lottava, ma che obbediva a quello che la sua vita gli chiedeva – hanno scritto i genitori -. Ha affrontato ricoveri di mesi sempre sorridendo e felice. Perché era felice pur essendo chiuso in una stanza di ospedale? Perché con lui c’erano sempre la mamma, il papà e i nonni, i suoi grandi affetti. Ecco quindi che in nome di un grande affetto da cui dipendi e che ti sostiene, riesci ad obbedire anche alla realtà più dura".

La lettera dei genitori di Giacomino è stata pubblicata da Momcilo Jankovic, medico responsabile del Day Hospital Ematologia Pediatrica di Monza, perché vuole essere d'esempio per tutti i genitori che sono impegnati al fianco dei propri figli nella battaglia contro la leucemia o altre malattie. La lettera si chiude così: "L’importante nella vita non è fare qualcosa, ma nascere e lasciarsi amare". Il loro Giacomo lo ha fatto fino all'ultimo.

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