69 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

I totem pubblicitari della stazione Centrale spiano i passanti? Il caso finisce davanti al Garante della privacy

I totem pubblicitari “intelligenti” installati all’interno della stazione Centrale di Milano sono finiti sotto la lente del Garante della privacy. L’Authority vuole verificare che il software di riconoscimento facciale installato all’interno dei cartelloni acquisisca le informazioni su età e sesso di chi li guarda in maniera anonima, senza registrare i dati.
A cura di Francesco Loiacono
69 CONDIVISIONI
Immagine

I totem pubblicitari "intelligenti"  installati all'interno della stazione Centrale di Milano sono finiti sotto la lente del Garante della privacy. A riportare la notizia è "Il Corriere della sera". Il caso è nato dalla segnalazione di Giovanni Pellerano, fondatore e responsabile dell’ufficio tecnico di Hermes, un centro per la trasparenza e i diritti umani digitali. Pellerano, approfittando di un malfunzionamento di uno dei totem in questione, si è accorto che nel cartellone, dove solitamente scorrono le informazioni pubblicitarie, è installato anche un software per il tracciamento facciale. Il programma in questione è in grado di riconoscere sesso, età e livello di attenzione di chi guarda. I dati successivamente vengono ceduti alle agenzie di marketing per misurare quanto  una campagna pubblicitaria abbia avuto successo.

Non si tratta di una novità: software del genere a quanto pare sono già diffusi anche nelle vetrine dei negozi e se utilizzati solo come "contapersone" in forma anonima e senza registrare le identità di chi si ferma a guardarli non costituiscono certo un problema. Il fatto che si possano trovare anche in un luogo pubblico frequentato come la stazione, però, ha fatto insospettire Pellerano, che si è rivolto all'Authority di riferimento. Il Garante della privacy ha inviato una richiesta informativa alla società che ha installato le colonnine, la francese Quividi. L'autorità guidata da Antonello Soro vuole semplicemente verificare che il software installato sia lo stesso per il quale, già nel 2011, era stato chiesto un parere all'organismo (per tramite di una società italiana, la Dialogica). Insomma: la questione potrebbe anche risolversi in un nulla di fatto: non sembra sia ancora arrivato il momento per i cartelloni che riconoscono le identità, alla "Minority report", per intendersi.

69 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views