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I due volti di Milano: festa all’Expo mentre in centro scoppia la guerriglia

In una delle giornate più lunghe per Milano, mentre una parte della città festeggia al sito di Expo di Rho-Pero l’altra è alle prese con le devastazioni della frangia più violenta dei manifestanti No Expo.
A cura di Francesco Loiacono
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Milano, la città delle grandi contraddizioni, non si smentisce neppure nel giorno più importante: il primo maggio 2015. Mentre nel sito dell'Esposizione universale, inaugurato la mattina alla presenza del premier Matteo Renzi, proseguono i festeggiamenti – alle 15 si sono registrati 200mila ingressi – dall'altra parte della città scoppia il caos. Alcuni manifestanti violenti trasformano un corteo che era partito pacificamente in un vero e proprio assalto alla città: auto in fiamme, sedi di banche, palazzi ed esercizi commerciali incendiati e distrutti, cartelli stradali divelti. Alla fine il bilancio provvisiorio parla di una ventina di manifestanti fermati e di 11 feriti tra le forze dell'ordine.

La festa della mattina

Una delle più lunghe giornate che Milano abbia mai vissuto inizia alle 10, quando a Rho-Pero si aprono i cancelli dell'Expo 2015. All'interno sfilano il sindaco di Milano Giuliano Pisapia, che va subito in visita al padiglione del Nepal, e tanti altri politici e vip. Il "pre-show" della cerimonia d'apertura inizia con minuto di silenzio per il terremoto che ha devastato il Nepal. Poi inizia la cerimonia vera e propria. Tra le parole più attese quelle del presidente del Consuiglio Renzi, arrivato a Milano con moglie e figlia: "Oggi inizia il domani. L'italia s'è desta, siam pronti alla vita", dice il premier, che poi se la prende con i professionisti del "non ce la farete mai". Arriva anche il messaggio del Papa: "Nutrire il pianeta non resti solo un tema. Che sia accompagnato dalla coscienza dei volti. Dei volti di milioni di persone che oggi hanno fame e non mangeranno in modo degno". Mentre sul sito sfrecciano le Frecce tricolori arrivano anche le parole, profetiche, del commissario unico di Expo Giuseppe Sala: "Speriamo le proteste non rovinino la festa".

La guerriglia del pomeriggio

Purtroppo, Sala ci ha visto giusto. Perché nel corteo dei No Expo, partito intorno alle 15 da piazza XXIV maggio, ci sono circa 500 antagonisti che hanno intenzione di rovinare la festa dell'Expo con tutti i mezzi. Le prime schermaglie arrivano in piazza della Resistenza partigiana, dove viene imbrattata la sede di una filiale Intesa Sanpaolo. Ma è solo l'antipasto di ciò che avviene dopo: in largo D'Ancona, tra corso Magenta e via Carducci, i manifestanti più violenti scatenano il caos: molotov e bombe carta contro polizia, automobili parcheggiate – ma solo quelle di lusso -, esercizi commerciali – distrutti anche lungo via De Amicis. Poi, di fronte alle prime cariche, i manifestanti lasciano per strada le loro tute nere, le maschere antigas per resistere ai lacrimogeni – 400 quelli sparati in tutto dalle forze dell'ordine – e cercano di raggiungere gli altri manifestanti per confondersi tra di loro. Qualcuno, una ventina, non ci riesce. Gli altri al momento sì. I milanesi fanno i conti con le devastazioni ma non si fanno prendere dallo sconforto e iniziano a ripulire strade e vetrine danneggiate. Per loro non è stata sicuramente una giornata di festa. Per qualcuno, all'Expo, la festa continua.

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