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H&M chiude due negozi a Milano: via anche lo storico punto vendita in San Babila

Il marchio svedese dell’abbigliamento H&M annuncia la chiusura di quattro negozi: due sono a Milano, tra questi quello storico in piazza San Babila e quello in corso Buenos Aires. Annunciati 95 esuberi: i sindacati hanno proclamato lo stato di agitazione.
A cura di Francesco Loiacono
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Il logo della catena di abbigliamento svedese H&M (Archivio Getty images)
Il logo della catena di abbigliamento svedese H&M (Archivio Getty images)

H&M annuncia, a sorpresa, la chiusura di quattro punti vendita in Italia. Due sono a Milano: tra questi anche lo storico negozio in piazza San Babila e quello in corso Buenos Aires, all'angolo con via San Gregorio. L'annuncio delle chiusure è stato riportato dalla testata specializzata "Pambianconews" e trova conferme in ambienti sindacali e nella stessa azienda. Per il megastore di piazza San Babila c'è anche una data: la chiusura è prevista per il prossimo 31 luglio.

In totale sono 95 gli esuberi previsti dal marchio svedese dell'abbigliamento, che chiuderà anche un punto vendita a Cremona e uno a Venezia Mestre. L'azienda spiega: “La decisione di chiudere i punti vendita è legata alla sostenibilità economica di questi specifici negozi. Il settore retail è in continua evoluzione e l’azienda deve adeguarsi a questi cambiamenti", e poi assicura che "tutti i casi saranno gestiti in maniera conforme alla legge e nel rispetto delle politiche interne e dei valori dall’azienda".

Ma i sindacati denunciano: "La chiusura dei negozi e la pesante messa in discussione occupazionale sono state decise unilateralmente dall'azienda nel bel mezzo di un difficile confronto tra le parti", e puntano il dito sul fatto che il marchio svedese continua a crescere nel nostro Paese: da inizio anno sono stati aperti tre nuovi negozi (a Foggia, Verona e Pesaro) e creati 425 nuovi posti di lavoro.

Come è possibile, dunque, questo comportamento apparentemente schizofrenico? Dall'azienda sottolineano come in occasione di nuove aperture vengano avviate preselezioni interne tra i dipendenti, che avrebbero dunque una corsia preferenziale. Ma trasferirsi da una città all'altra non è una strada sempre percorribile per un lavoratore. Da qui la decisione dei sindacati Filcams Cgil, Fisascat Cisl e UILTuCS di proclamare "con decorrenza immediata" lo stato di agitazione dei dipendenti del gruppo, anticipando "l'adozione di tutte le misure consentite a tutela della dignità e dei diritti dei lavoratori".

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