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Gravidanza a rischio per sangue raro: mamma e figlia salvate dall’unico donatore in Italia

La sua gravidanza era a rischio a causa di un gruppo sanguigno troppo raro che rischiava di danneggiare il feto. Ma grazie a un donatore compatibile, forse l’unico in Italia, una neomamma e la sua bambina stanno bene. La storia a lieto fine arriva dalla clinica Mangiagalli di Milano.
A cura di Francesco Loiacono
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La sua gravidanza era a rischio a causa di un gruppo sanguigno troppo raro che rischiava di danneggiare il feto. Ma grazie a un donatore compatibile, forse l'unico in Italia, una neomamma e la sua bambina, Federica (nome di fantasia), stanno bene. La storia a lieto fine arriva dalla clinica Mangiagalli del Policlinico di Milano, e risale allo scorso luglio, anche se è stata resa nota soltanto adesso sul sito del Policlinico.

La madre aveva sviluppato anticorpi che aggrediscono i globuli rossi del feto

Una donna di origini sudamericane si era rivolta alla clinica per portare a termine la propria gravidanza, dopo aver subìto in passato un aborto spontaneo. I primi esami avevano subito mostrato che qualcosa non andava: la donna era infatti risultata positiva al Test di Coombs indiretto, che viene utilizzato per capire se la madre ha sviluppato degli anticorpi che aggrediscono i globuli rossi del feto: "Questi anticorpi si riscontrano in condizioni estremamente rare e possono causare aborti ricorrenti, grave malattia emolitica del feto e del neonato, e grave reazione trasfusionale negli individui che presentano questo fenotipo", ha spiegato Maria Antonietta Villa, responsabile del laboratorio di Immunoematologia del Centro trasfusionale del Policlinico di Milano. In pratica la madre stava mettendo in pericolo la vita della piccola che porta in grembo. In aggiunta a questo problema, la donna risultava avere un tipo di sangue molto raro, che si chiama "fenotipo Rh deleto": una condizione che si verifica in meno dello 0,2-1 per cento dei casi.

Grazie alla banca del sangue del Centro trasfusionale del Policlinico individuato il donatore

Data la pericolosità dell’anticorpo e la rarità delle caratteristiche del sangue materno la gravidanza della donna è stata tenuta costantemente monitorata dai medici. Purtroppo dopo otto settimane, il feto ha iniziato a presentare i primi segni di anemia. L'unica soluzione sarebbe stata quella di fare delle trasfusioni direttamente in utero, ma il sangue della madre molto raro lasciava pochissime probabilità di trovare un donatore compatibile. Fortunatamente, però, al Centro trasfusionale del Policlinico di Milano c’è la Banca di emocomponenti di gruppi rari, che si occupa di tenere un registro regionale dei donatori di sangue raro. Grazie ai controlli incrociati si è trovato l'unico donatore col gruppo sanguigno compatibile residente in Lombardia, e forse in tutta Italia. L'uomo risultava donatore abituale di sangue all’Istituto nazionale dei tumori di Milano. Contattato d'urgenza, ha accettato immediatamente di aiutare la donna e la sua bambina, donando il proprio sangue.

Le due trasfusioni direttamente in utero sono state effettuate alla trentesima settimana di gravidanza: "Il feto, che inizialmente presentava grave anemia, ha avuto un grande beneficio dalle trasfusioni, con un marcato miglioramento delle sue condizioni", ha affermato la dottoressa Villa. Federica è nata con parto cesareo alla 35esima settimana. Adesso è a casa assieme alla mamma, e stanno entrambe bene.

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