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Ex dipendenti di società petrolifere rubavano gasolio dagli oleodotti del Nord Italia: 5 arresti

I carabinieri di Pavia hanno sgominato un’organizzazione criminale transnazionale che rubava idrocarburi dagli oleodotti interrati nel Nord Italia, di proprietà delle società “Eni spa”, “Sarpom srl” e “Sigemi srl”. Cinque le persone arrestate: tra loro anche ex militari ed ex dipendenti di società petrolifere dell’Est Europa.
A cura di Francesco Loiacono
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I carabinieri di Pavia hanno sgominato un’organizzazione criminale transnazionale che rubava idrocarburi dagli oleodotti del Nord Italia di proprietà delle società "Eni spa", “Sarpom srl" e "Sigemi srl". Cinque le persone arrestate nei giorni scorsi, tra cui i due capi dell'organizzazione, un italiano e un lettone. Era quest'ultimo, secondo gli inquirenti, la vera mente del gruppo. I furti hanno interessato gli oleodotti che scorrevano sottoterra nelle province di Pavia, Piacenza, Milano, Lodi, Novara e Alessandria. Tra gli appartenenti all’associazione criminale c'erano ex militari di Paesi aderenti al Patto di Varsavia, ex dipendenti di società petrolifere dell’Est Europa e anche cittadini italiani, che erano addetti principalmente alle attività di intermediazione e logistiche. L'organizzazione poteva contare su una preparazione quasi militare e apparecchiature sofisticate e costose.

Nelle indagini sono stati utilizzati droni con sonar

Stante la complessità dell'organizzazione criminale, anche le indagini dei carabinieri, coordinate dal procuratore capo della Repubblica Giorgio Reposo e dirette dal procuratore aggiunto Mario Venditti e dal pubblico ministero Andrea Zanoncelli, non sono state affatto facili. Per smantellare la banda gli inquirenti si sono avvalsi di intercettazioni, pedinamenti, controllo dei sistemi di videosorveglianza anche comunali e serrati interrogatori, ma anche di droni muniti di particolari sistemi sonar per rilevare, dall’interno degli oleodotti, eventuali manomissioni.

L'inchiesta, denominata "Enigma", ha permesso di scoprire come operava l'organizzazione. Attraverso mediatori di nazionalità italiana che utilizzavano false generalità, dopo aver stipulato vari contratti di locazione di immobili a destinazione sia abitativa che industriale (individuati dopo una perlustrazione militare del terreno), i componenti della banda scavavano abusivamente nel terreno, raggiungendo le condutture degli oleodotti, perforandole tramite sofisticati strumenti, applicando valvole progettate e realizzate appositamente e infine allestendo dei collegamenti sotterranei, tramite la posa di tubature anche per svariati chilometri. I tubi poi finivano in capannoni o strutture industriali appositamente affittate nei mesi precedenti, che costituivano dei siti di stoccaggio per gli idrocarburi sottratti. Sette di questi siti sono stati scoperti e sequestrati dai carabinieri nelle province di Pavia, Piacenza e Alessandria.

In totale sono 23 gli indagati

In totale sono 23 le persone indagate. Oltre ai cinque arresti eseguiti nei giorni scorsi erano finite in precedenza in manette altre due persone. L'inchiesta aveva poi portato all'emissione di altre undici misure cautelari, di cui dieci in carcere e una agli arresti domiciliari, oltre alla denuncia a piede libero di altri cinque soggetti comunque coinvolti nel sodalizio. Scoperte anche tre ville a Fortunago (Pavia), Casalpusterlengo (Lodi) e Trezzano sul Naviglio (Milano), dove l’organizzazione si era insediata e aveva costituito dei veri e propri rifugi e “cabine di regia”, con sistemi di videosorveglianza, nel tentativo di eludere qualunque "avvicinamento" messo in atto dalle forze dell’ordine.

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