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Domenico Maurantonio, i compagni insistono: “Al quinto piano dell’hotel c’era un uomo”

In un’intervista su Panorama i compagni di classe di Domenico Maurantonio, lo studente morto in gita a Milano, tornano a indicare la presenza di un uomo sui 50 anni al quinto piano dell’hotel la notte della tragedia: ne aveva già parlato la preside. L’avvocato della famiglia pronto a chiamare a testimoniare i professori.
A cura di Francesco Loiacono
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Continuano a susseguirsi le ipotesi sulla morte di Domenico Maurantonio, lo studente padovano precipitato da un hotel mentre si trovava in gita con la sua scuola a Milano. In mancanza di concreti passi avanti nelle indagini sui media continuano ad apparire versioni e ricostruzioni soggettive sull'accaduto, che però non hanno trovato finora conferma da parte degli inquirenti. L'ultima ricostruzione – che sarà pubblicata sul settimanale Panorama in edicola giovedì 4 giugno – richiama in ballo la presenza di un uomo al quinto piano dell'hotel Da Vinci la notte della tragedia. Secondo quanto affermato dai compagni di classe di Domenico, "le ragazze che hanno dormito nella camera 531 vicina alla finestra dalla quale Domenico sarebbe caduto, quando erano salite la prima volta in camera, verso le 23.30, avevano avuto difficoltà ad aprire la porta. Quell'uomo è arrivato alle loro spalle, ha preso la tessera e le ha aiutate. Lo hanno rivisto quando sono scese verso le 2.30: era ancora vicino alla finestra. Era sui 50 anni, senza capelli, con la barba. Non ha mai detto una parola".

La preside aveva già parlato di un estraneo: "Uno slavo"

La presenza di un uomo estraneo alla classe, identificato come uno slavo, era stata già rivelata dalla preside dell'istituto Ippolito Nievo, Maria Grazia Rubini, qualche giorno dopo la tragedia. La versione raccontata dalla preside collima con quanto affermato dai ragazzi a Panorama: sarebbero state infatti sempre le stesse ragazze della classe a raccontare alla preside della presenza di un uomo straniero. Il ruolo dell'uomo nella vicenda dovrebbe però già essere stato chiarito dagli inquirenti, che hanno ascoltato tutte le persone che la notte tra il 9 e il 10 maggio scorsi erano presenti all'hotel Da Vinci di Bruzzano, a nord di Milano.

I compagni di Domenico: "Escludiamo il suicidio"

Se la pista dell'uomo estraneo non sembra dunque essere fruttuosa, più interessanti si rivelano altri dettagli sulla nottata raccontati a Panorama da un compagno di stanza di Domenico: "Prima di mettersi a letto è andato a lavarsi i capelli. La porta del bagno aveva la serratura, ma senza chiave: non si poteva chiudere né da dentro né da fuori". Nel letto matrimoniale sono andati a dormire in tre, alle cinque e mezzo del mattino: Domenico era in mezzo. "L'ultima cosa che ricordo è che mentre mi addormentavo avevo Domenico alla mia sinistra. Indossava una maglietta e dei pantaloncini scuri" – dice il ragazzo, che poi si à svegliato alle 6.30 -: "Avevo la luce sulla faccia, mi sono svegliato, ho notato l'assenza di Domenico, ho pensato fosse in bagno, mi sono riaddormentato". Su cosa possa essere accaduto al suo compagno i ragazzi della quinta E del Nievo escludono solo un'ipotesi: "Noi che lo conoscevamo, escludiamo che possa essersi suicidato. Era sereno, faceva progetti per il futuro. Era uno con la testa a posto. Qualcuno potrebbe avergli fatto qualcosa, ma certo non può essere entrato in camera per sequestrarlo".

Avvocato della famiglia: "Interrogheremo i prof"

Eraldo Stefani, l'avvocato della famiglia Maurantonio ha annunciato che chiamerà ad essere interrogati anche i docenti del ragazzo, sottolineando come avrebbe preferito un'audizione volontaria. "Ho atteso a lungo e adesso passerò ad ulteriori attività di investigazione andando verso di loro visto che loro non vengono da me. – ha dichiarato Stefani – Nei prossimi giorni presenterò delle richieste ufficiali di audizioni nei confronti delle persone che non ho sentito fino ad ora. Se non mi risponderanno presenterò richiesta formale all'autorità giudiziaria". "Mi sarebbe piaciuta un'audizione volontaria che avrebbe dimostrato che sono veramente vicini alla famiglia – sottolineato il legale – ma così non è stato".

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