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Charlie Hebdo: sabato volantinaggio della Lega sui luoghi delle future moschee a Milano

La Lega annuncia per sabato un volantinaggio con le vignette di Charlie Hebdo sui luoghi dove potrebbero sorgere le moschee a Milano. E intanto il Carroccio mette in vendita la sede di via Bellerio.
A cura di Francesco Loiacono
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Sull'onda dello sdegno planetario per la strage nella redazione parigina del giornale satirico Charlie Hebdo, c'è chi, nel clima di paura e incertezza, cerca di proporre o riproporre le proprie ricette sulla questione integrazione. È il caso del segretario provinciale della Lega nord di Milano, Igor Iezzi, che ha annunciato per il prossimo sabato un'iniziativa destinata a scatenare polemiche: "L'Islam uccide la libertà e le forze democratiche devono impedire che questo avvenga anche nella nostra città. Sabato mattina volantineremo le vignette del giornale satirico Charlie Hebdo proprio nelle aree dove l'amministrazione comunale vuole permettere l'edificazione di quelle moschee che sono spesso il paravento per propagandare idee intolleranti e violente e reclutare nuove leve al terrorismo internazionale. Opporsi è un dovere e chi si arrende alla prepotenza islamica ne è complice", ha affermato Iezzi, che a Milano siede tra i banchi del Consiglio comunale e che, a dicembre, si presentò in aula indossando un burqa contro il bando sui luoghi di culto presentato poi dal Comune a fine mese.

Dopo Parigi, bando sulle moschee sotto attacco

Il volantinaggio interesserà quindi le zone di via Esterle, vicino a via Padova, di via Marignano e di via Sant'Elia, nell'area dell'ex Palasharp. Come specificato dal bando pubblicato lo scorso 30 dicembre da Palazzo Marino, non è detto che su tutte e tre le aree sorgeranno moschee: il limite per l'assegnazione di spazi a una singola confessione religiosa è infatti di due aree. Ma sulla questione moschee – com'era forse inevitabile – l'attentato di Parigi ha avuto un impatto fortissimo: quando ancora i contorni della vicenda di Parigi non sono stati chiariti, sono già arrivate le prese di posizione del vicepresidente del Consiglio comunale Riccardo De Corato – "L'attacco di Parigi serva da monito" – e del segretario federale della Lega Matteo Salvini – "Il nemico è in casa" -.

Attacchi a cui hanno risposto, dall'altra parte, l'assessore alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino e il sindaco Giuliano Pisapia. "Son convinto di due cose a cui non voglio rinunciare – ha detto Majorino -. Primo: va garantito il diritto di culto, senza discriminazioni. Secondo: per combattere la follia fondamentalista (se posso usare queste parole) sono più efficaci i luoghi trasparenti e in regola piuttosto che i garage e gli scantinati". Stesso concetto espresso giovedì al Tgr dal sindaco: "Bisogna fare chiarezza ed evitare equivoci che alcuni strumentalmente usano contro quello che vogliamo fare e faremo, ovvero mettere a disposizione di tutte le religioni e soprattutto di chi non ce l’ha un luogo" dove pregare. "Avere luoghi di culto aperti, e non scantinati, è garanzia di legalità". E sulle iniziative della Lega commenta: "Mi rattrista che c’è chi specula su una tragedia per portare avanti una politica xenofoba".

La Lega mette in vendita la sua sede

Intanto, come scritto da Marco Cremonesi sul Corriere, se da un lato la Lega mostra vitalità politica ringalluzzita dai sondaggi e dal "clima" di questo periodo, dall'altro rischia di perdere uno dei simboli dei primordi: la storica sede milanese di via Bellerio, nella periferia nord del capoluogo. Si cerca un compratore per il quartier generale padano, con il portone sormontato dal Sole delle Alpi. La crisi economica del partito, accentuata dalla fine dei finanziamenti pubblici che si esauriranno nel 2017, ha fatto sì che la dismissione dell'edificio, voluto da Umberto Bossi e simbolicamente lontano dalle altre sedi milanesi di altri partiti – in zone più prestigiose e centrali – divenisse una priorità per il Carroccio. I 7600 metri quadri di via Bellerio furono acquistati nel 1993 per 14 miliardi di lire e hanno accompagnato la Lega durante la sua storia. Dal 2004, però, data della malattia di Umberto Bossi, l'edificio è scivolato via via ai margini dell'immaginario collettivo padano.

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