27 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Carceri a pezzi, gli agenti propongono: “Usiamo i detenuti come muratori”

Si cercano guardie carcerarie disponibili a opere di ristrutturazione edilizia per sistemare le carceri lombarde. La denuncia del Sappe: “Anziché impiegare i detenuti, che nella stragrande maggioranza dei casi stanno in cella ore e ore a far nulla, si cercano poliziotti per fargli fare il doppio lavoro”.
A cura di Federica Gullace
27 CONDIVISIONI
Immagine

Carceri da sistemare? Nessun problema, ci pensano le guardie carcerarie. Lavandini che perdono, pareti rovinate o da imbiancare, al carcere milanese di Opera si diventa dei tuttofare. Insomma, un giorno agenti, quello dopo muratori, idraulici o imbianchini. Una situazione insostenibile, denunciata più volte da Donato Capece, segretario generale del Sappe, il Sindacato autonomo di polizia penitenziaria, dopo aver ricevuto una comunicazione di servizio con cui il direttore del carcere Giacinto Siciliano, lo scorso 16 febbraio, dando seguito ad una nota del Provveditorato regionale dell’Amministrazione penitenziaria, richiedeva: "L'istituto cerca personale in possesso di abilitazione tecniche che sia disponibile a prestare attività lavorativa, anche in ambito regionale, per opere di ristrutturazione edilizia". Si richiedono capacità di ogni tipo, per le condizioni "pessime" dei 19 istituti presenti in Lombardia.

Anziché impiegare detenuti, si cercano poliziotti

Inaccettabile per molti, come per lo stesso Capece che ha più volte affermato: "Anziché impiegare i detenuti, che nella stragrande maggioranza dei casi stanno in cella ore e ore a far nulla, si cercano poliziotti per fargli fare il doppio lavoro". Intanto, Angelo Urso, segretario regionale della Uil, racconta: "A Bollate è stata attivata una officina meccanica dove vengono impiegati alcuni colleghi che si occupano della manutenzione dei mezzi, un’esperienza utile che fa risparmiare ma adesso si sta esagerando. Al prossimo giro ci chiederanno di andare a fare i camerieri? Sarebbe una attività da svolgere durante il normale orario di lavoro: in base alle disponibilità un agente invece che prestare servizio nelle sezioni con i detenuti o al Nucleo traduzioni, per la durata del proprio turno verrebbe impiegato a sistemare un lavandino o a stuccare e imbiancare una stanza. Con gli organici già carenti si andrebbero a sottrarre ulteriori risorse ai compiti istituzionali".

La questione, però, non è così semplice e pare perfino poco legale. L'articolo 5 della legge n. 395 del 1990, in riforma del corpo di polizia penitenziaria, vieta infatti l'impiego dei poliziotti in compiti non istituzionali. E, oltre alla legalità, c'è un altro problema. All’interno del carcere di Monza, come in molti altri, gli agenti hanno provveduto nel tempo libero a rendere "più vivibile" la propria stanza della caserma di via Sanquirico, di cui pagano regolarmente un affitto, cambiando a volte interruttori o in altri casi riverniciando le pareti per eliminare l’umidità dovuta alle infiltrazioni d’acqua: "Ci fanno sistemare le caserme e poi ci chiedono l’affitto per occupare una stanza peraltro all’interno del carcere e non in una struttura all’esterno paragonabile a un’abitazione classica".

27 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views