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Brescia, multato per aver contrattato con una prostituta. Il giudice: “È incostituzionale”

Un giudice di pace di Brescia ha annullato la multa da 500 euro notificata a un cittadino sorpreso dalla polizia locale a contrattare la prestazione sessuale con una prostituta per strada. Secondo il giudice l’ordinanza alla base della multa è in contrasto con i principi della Costituzione. La sentenza potrebbe aprire la strada a molti ricorsi.
A cura di Francesco Loiacono
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Una sentenza di un giudice di pace di Brescia rischia di provocare una pioggia di ricorsi e segna un punto pesante a favore della piena legalizzazione della prostituzione. Un'attività che non è vietata da alcuna legge dello Stato in particolare, ma che è ostacolata da diverse ordinanze comunali in molte città, le cui amministrazioni puniscono gli automobilisti che si fermano per "contrattare" le prestazioni sessuali con le prostitute e gli altri "sex worker" che si trovano per strada.

È quanto avvenuto ad esempio a Brescia, dove un uomo è stato multato per 500 euro dalla polizia locale per essere stato sorpreso a contrattare con una prostituta. L'episodio, riportato dal "Corriere della sera", risale allo scorso 24 maggio. L'uomo era in auto, col finestrino abbassato, intento a parlare con una donna. Gli agenti della locale si sono avvicinati e l'hanno multato per violazione dell’articolo 7, comma primo lettera U del Regolamento comunale di Polizia urbana.

Il giudice di pace annulla la multa: "È incostituzionale"

Il cliente, però, non l'ha proprio digerita: si è rivolto all'avvocato Giambattista Belliti e ha fatto ricorso al giudice di pace. In altre circostanze simili, finora, i ricorsi erano stati sempre rigettati. Non è andata però in questo caso: il giudice Guido Mutti ha dato ragione al cittadino bresciano, affermando che sia stato multato ingiustamente. Alla base della sua decisione il contrasto tra l'ordinanza comunale e i principi della Costituzione. Nella sentenza 115/11 il magistrato scrive che "le ordinanze sindacali oggetto del presente giudizio incidono per la natura delle loro finalità e per i loro destinatari sulla sfera generale di libertà dei singoli e della comunità amministrate", e che "la Costituzione ispirata ai principi fondamentali della legalità e della democraticità richiede che nessuna prestazione, personale o patrimoniale, possa essere imposta se non in base alla legge".

La prostituzione non è vietata per legge

Ma una legge che vieti l'attività di meretricio, come sottolinea il giudice, non c'è, così come non esiste alcuna norma che autorizzi "l’autorità amministrativa a poter disporre della sessualità dei singoli e nessuna legge conferisce ad essi il potere di regolamentare la prostituzione". Tra le altre motivazioni del giudice, anche quella che non spetti a un organo diverso dallo Stato, quale un ente locale, disciplinare la "lotta alla prostituzione". E c'è infine anche il codice civile: i regolamenti non possono contenere al loro interno norme contrarie alle disposizioni di legge, è specificato nell’articolo 4, primo comma delle disposizioni preliminari.

Da qui l'annullamento della multa, che adesso potrebbe aprire la strada ai ricorsi delle altre persone multate per lo stesso motivo: sono state 85 solo a Brescia l'anno scorso.

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