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Attentato Barcellona, il racconto di Martina: “Bruno è morto da eroe silenzioso e discreto”

Nella redazione di Tom’s Hardware parla Martina Scacchi, la compagna di Bruno Gulotta rimasto ucciso nell’attentato di Barcellona. Martina ha ringraziato tutti quelli che sono stati vicino a lei e ai due bambini – Alessandro di 6 anni e Aria di 7 mesi – raccontando poi l’orrore e quelle ultime parole dette a Bruno mentre moriva.
A cura di Valerio Renzi
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Nella redazione di Tom's Hardware, dove Bruno Gulotta lavorava, Martina Scacchi ha voluto ringraziare tutti quelli che si sono attivati dando solidarietà alla sua famiglia con una donazione, e raccontato i terribili momenti dell'attentato sulla Ramblas dove è morto il marito e padre dei loro due bambini – Alessandro di 6 anni e Aria di 7 mesi – a soli 35 anni.

Le ultime parole di Martina a Bruno

"Passeggiavamo sulla Rambla, Bruno teneva per mano Alessandro – questo il racconto di Martina – eravamo lì da qualche minuto quando ho sentito tante urla e mi sono voltata. Ho visto il furgone che puntava su di noi. È stato un attimo. Davanti eravamo bloccati da un palo e un albero, ci siamo messi a correre. Bruno ha spinto Alessandro verso di me e io l'ho afferrato. Il furgone ha sfiorato me e Alessandro e ha preso Bruno in pieno. L'ho visto per terra. Mi sono chinata su di lui e ho gridato, ho chiesto aiuto, era vivo. Gli ho detto ‘amore ti prego non mi lasciare', mi è sembrato di vedere un guizzo nei suoi occhi. Penso che mi abbia sentito".

Il racconto dell'orrore negli occhi della compagna di Bruno Gulotta

"È morto da eroe. Un eroe silenzioso e discreto, com'era nel suo carattere", ha detto Martina decidendo di condividere le ultime parole a suo marito. Poi il racconto dei momenti successivi l'orrore. L'arrivo degli agenti armi in pugno che la trascinano via con i due bambini fino a portarla all'interno di un hotel: "Piangevo, gridavo. Alessandro era scioccato. La padrona dell'albergo ha provato a confortarci, ma io pensavo solo a tornare accanto a Bruno. Sono riuscita a uscire dalla porta secondaria, l'ho raggiunto proprio quando i medici hanno detto ‘es muerto' e lo hanno ricoperto con un telo. Dopo qualche minuto è arrivato mio cognato Lorenzo".

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