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Attentato a Dacca, la sorella di Claudio Cappelli: “Infami maledetti assassini”

Claudio Cappelli, 45enne imprenditore di Vedano al Lambro (Monza e Brianza) è una delle nove vittime italiane dell’attentato di Dacca, in Bangladesh. La sorella non riesce a capacitarsi dell’accaduto: “Siamo sconvolti dall’azione di questi infami maledetti assassini, adesso abbiamo solo bisogno di silenzio”.
A cura di Francesco Loiacono
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C'è anche il brianzolo Claudio Cappelli tra le nove vittime italiane finora accertate dell'attentato di Dacca, in Bangladesh. Anche Cappelli, 45enne residente a Vedano al Lambro (in provincia di Monza e Brianza), si trovava ieri a cena nel ristorante scelto da un commando di terroristi, a quanto pare dell'Isis, per la loro ennesima azione di morte.

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Una tragedia che ha gettato nello sconforto i conoscenti e i famigliari di Cappelli, che come molte altre vittime dell'attentato di ieri sera era attivo nel settore tessile: "Sono momenti tragici per tutti noi – ha spiegato faticosamente all'Ansa la sorella di Cappelli – siamo sconvolti dall'azione di questi infami maledetti assassini". La donna ha poi chiesto silenzio: "Non avremmo mai pensato potesse accadere una cosa del genere… ma ora abbiate pazienza, abbiamo solo bisogno di silenzio".

Cappelli "era entusiasta del suo lavoro"

Cappelli era un imprenditore. La sua azienda produceva t-shirt, biancheria e altri articoli di abbigliamento. Un ricordo dal lato professionale di Cappelli è riportato dal Corriere della sera, che ha sentito il console onorario del Bangladesh in Veneto, l’avvocato Gianalberto Scarpa Basteri: "Era entusiasta del suo lavoro – ha spiegato al quotidiano di via Solferino – diceva che era un Paese dove si poteva lavorare molto bene. Eravamo rimasti d’accordo che ci saremmo rivisti al suo ritorno dal Bangladesh". Il console e l'imprenditore si erano conosciuti pochi giorni fa, lo scorso 14 giugno, in un incontro al Consolato generale del Bangladesh a Milano. Su come sia potuto avvenire l'attentato, il console Scarpa Basteri non riesce a capacitarsi: "Il quartiere di Gulshan dove si trova il caffè è pieno di ambasciate e sedi legali delle grandi aziende del Bangladesh. Vi sono posti di blocco e si può entrare solo con il pass. È, o meglio era, un quartiere tranquillo e sicuro come i due quartieri attigui Banani e Baridhara. Sono stupito dell’attentato".

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