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Anche un quadro di Hitler al “Museo della follia” di Salò. Sgarbi: “Opera di un disperato”

Ha aperto oggi e resterà visitabile fino al 16 novembre il “Museo della Follia” ospitato al MuSa di Salò (Brescia). La rassegna itinerante, curata da Vittorio Sgarbi, ospita oltre 200 opere di diversa natura tutte incentrate sul tema della follia. Esposto per la prima volta anche un olio su tela realizzato da Adolf Hitler: “Il quadro di un disperato”, secondo Sgarbi.
A cura di Francesco Loiacono
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(Foto di Gianni Ettore Andrea Marussi via Facebook)
(Foto di Gianni Ettore Andrea Marussi via Facebook)

Ha aperto oggi e resterà visitabile fino al 16 novembre il "Museo della Follia" ospitato al MuSa di Salò (Brescia). La rassegna itinerante, curata da Vittorio Sgarbi, ospita oltre 200 opere di diversa natura (dai dipinti alle fotografie, fino alle installazioni multimediali) tutte incentrate sul tema della follia. Nella sezione sui "pazzi politici" c'è un'anteprima mondiale: uno dei quadri realizzati da Adolf Hitler, che nella sua vita fu anche un pittore di livello però modesto. Si tratta di un piccolo olio su tela che è stato prestato da un collezionista tedesco e non era mai stato esposto prima. Per il curatore della mostra, Sgarbi, il quadro "è una cagata, è un quadro di un disperato, potrebbe essere stato fatto da Kafka, dice molto della sua psiche: qui non si vede la grandezza, qui si vede la miseria".

In mostra oltre 200 opere incentrate sul tema della follia

Il direttore del Musa, Giordano Bruno Guerri, ha ricordato che il sanguinario dittatore tedesco disse al ambasciatore britannico Neville Henderson: "Sono un artista e non un politico, una volta che la questione polacca sarà risolta voglio finire la mia vita come un artista". "Sarebbe stato meglio – ha affermato Guerri – anche se pure come artista non era un granché".

Tra le altre opere esposte alcuni disegni e quadri di Francis Bacon e un piccolo Goya, oltre a quadri di artisti considerati folli come Antonio Ligabue o Silvestro Lega. Ma la follia è indagata anche dall'interno dei manicomi (gli ormai ex ospedali psichiatrici giudiziari), nelle foto e nelle lettere degli internati e nell'inchiesta sugli Opg condotta dalla Commissione d'inchiesta del Senato della Repubblica nel 2011.

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