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Aggressioni con acido, confermata condanna a 23 anni per Boettcher: rischia nuovo processo

La Corte d’appello di Milano ha confermato la condanna a 23 anni di carcere per Alexander Boettcher, accusato di aver compiuto alcune aggressioni con acido a Milano nel 2014. Il broker 32enne potrebbe adesso anche essere indagato per la tentata evirazione “in concorso” di un’altra vittima della cosiddetta “banda dell’acido”: ad aggravare la sua posizione le dichiarazioni dell’ex amante, Martina Levato.
A cura di Francesco Loiacono
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La Corte d'appello di Milano ha confermato la condanna a 23 anni di carcere per Alexander Boettcher, uno dei componenti della cosiddetta "banda dell'acido" che nel 2014 a Milano si è resa responsabile di una serie di gravi aggressioni con sostanze irritanti. I giudici hanno accolto le richieste del sostituto procuratore generale di Milano Maria Grazia Omboni, che aveva chiesto la conferma della pena inflitta in primo grado al broker, accusato di associazione a delinquere e lesioni gravissime. Ma sul 32enne Boettcher potrebbe cadere anche una nuova tegola: i giudici hanno infatti anche deciso la trasmissione in procura di un verbale dell'ex amante di Martina Levato per un'eventuale nuova inchiesta a carico del giovane, con l'accusa di concorso nel tentativo di evirazione di Antonio Margarito, una delle vittime della follia criminale della banda.

Per Boettcher chiesto anche un nuovo processo

Per la tentata evirazione di Margarito era stata finora considerata responsabile solo l'ex amante di Boettcher, Martina Levato. L'ex studentessa bocconiana, due mesi fa, ha però reso alcune dichiarazioni sull'episodio che aggraverebbero la posizione di Boettcher, dichiarando in sostanza che fu lui a spingerla ad aggredire il ragazzo.

Martina Levato è già stata condannata in appello a 20 anni per tutti i blitz compiuti nel corso del 2014: oltre ad Antonio Margarito, tra le vittime della banda dell'acido ci sono Pietro Barbini e Stefano Savi (entrambi gravemente sfregiati dall'acido) e Giuliano Carparelli, che invece riuscì a scampare all'agguato riparandosi dietro un ombrello. Sul ruolo di Martina, il pg ha sottolineato che "non era vittima e succube di Boettcher come ha voluto presentarsi, ma entrambi hanno agito in modo determinato". Le sue dichiarazioni in aula, però, ha spiegato il magistrato, hanno confermato gli elementi probatori che hanno portato alla condanna di Boettcher a 23 anni in primo grado. Da qui era arrivata la richiesta – poi accolta – di confermare la pena anche in appello. Boettcher ha già alle spalle una condanna di secondo grado a 14 anni per l'agguato a Pietro Barbini: in questo caso il procedimento è arrivato in Cassazione.

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