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Aggressioni con acido, Martina Levato inizia lo sciopero della fame: “Rivoglio mio figlio”

Martina Levato ha iniziato lo sciopero della fame in carcere per riottenere suo figlio, giudicato adottabile dalla Corte d’Appello. Il bambino è nato dalla relazione con Alexander Boettcher, anche lui in carcere come Martina per le aggressioni con acido compiute a Milano nel corso del 2014.
A cura di Francesco Loiacono
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Martina Levato ha iniziato lo sciopero della fame per riottenere suo figlio. L'ex studentessa bocconiana è in carcere, condannata a 20 anni di reclusione per diverse aggressioni con l'acido compiute a Milano nel corso del 2014. Sempre in carcere, nell'agosto del 2015, ha dato alla luce suo figlio, nato dalla relazione (poi interrotta) con Alexander Boettcher, come lei coinvolto nelle aggressioni e considerato il vero regista dietro le violenze, che hanno lasciato sfigurati due delle vittime: Pietro Barbini e Stefano Savi.

Il bambino è stato tolto ai genitori naturali ed è stato dichiarato adottabile: una sentenza confermata recentemente anche dalla Corte d'Appello. Proprio per protestare contro questa decisione, come riporta il quotidiano "la Repubblica", Martina ha iniziato dallo scorso 7 marzo lo sciopero della fame. Oltre a questa iniziativa eclatante la donna ricorrerà alla Suprema Corte di Cassazione ed eventualmente alla Corte di Strasburgo. Secondo il suo avvocato, Laura Cossar, Martina Levato ha infatti subìto "la palese e grave violazione dei suoi diritti fondamentali di donna e di madre".

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