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Aggressioni con acido, la vittima dopo la sentenza: “Un sollievo, loro mi fanno pena”

All’indomani della sentenza che ha condannato Martina Levato e Andrea Magnani per le aggressioni con acido avvenute a Milano nel 2014, parla una delle vittime, Stefano Savi: “La sentenza è stata un sollievo – ha detto il giovane, vittima di uno scambio di persona – . Per i miei aggressori provo rabbia, ma anche un po’ pena”.
A cura di Francesco Loiacono
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Stefano Savi (Fotogramma)
Stefano Savi (Fotogramma)

All'indomani della condanna per le aggressioni con acido a Martina Levato e Andrea Magnani, arrivano le parole di una delle loro vittime, Stefano Savi. Si tratta dello studente 26enne aggredito nella notte tra l'1 e il 2 novembre del 2014 di fronte alla sua abitazione, in via Quarto Cagnino a Milano. Aggressione frutto di un incredibile scambio di persona: i suoi aggressori (Levato e Magnani, ma il terzo presunto componente del raid, Alexander Boettcher, è ancora sotto processo) volevano in realtà colpire Giuliano Carparelli, fotografo scampato a un agguato simile qualche giorno dopo (qui la ricostruzione della vicenda).

Stefano Savi: "Non trovavo un perché"

"In qualche modo è un sollievo", ha detto Savi, intervistato dal Corriere della sera riferendosi alla condanna (16 anni a Levato e 9 anni e 4 mesi a Magnani) inflitta dai giudici. La sentenza del giudice ha finalmente risposto ai dubbi di Stefano, che fin dalla sera dell'agguato non riusciva a darsi pace: "Cercavo di capire, non trovavo un perché".

Stefano porta sul volto i segni dell'acido solforico con cui è stato ustionato. Quattordici le operazioni a cui si è sottoposto, altre ne verranno per fargli recuperare completamente l'uso dell'occhio sinistro, in maniera da permettergli di ritornare a studiare. Gli mancano due esami per laurearsi in Economia. Poi spera di andare a lavorare con un suo amico che ristruttura case. Un lavoro a contatto con la gente, che subito dopo l'agguato pensava di non poter fare più.

Di chi l'ha aggredito dice: "Non perdono nessuno, ma Magnani forse un esame di coscienza se l’è fatto, ha raccontato". Per gli altri suoi due aguzzini (Alexander però ancora in attesa di giudizio) prova "rabbia, ma anche un po’ pena".

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