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Aggressioni con acido: aggirato il blocco Apple sul telefonino di Alex, “l’uomo diavolo”

Il telefonino Apple di Alexander Boettcher è stato violato per permettere ai periti del tribunale di accedere a video e messaggi utili ai fini del processo che lo vede imputato per due aggressioni con acido compiute a Milano nel 2014. Nei video atti di sadismo di Boettcher nei confronti dell’ex compagna, Martina Levato: i due sono già stati condannati assieme a 14 anni per un’altra aggressione.
A cura di Francesco Loiacono
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Anche nel processo in corso a Milano ai danni di Alexander Boettcher, imputato per lesioni gravissime per le aggressioni con acido ai danni di Stefano Savi e Giuliano Carparelli (avvenute nel 2014 nel capoluogo lombardo), entra in gioco la battaglia tra Fbi e Apple per l'accesso ai dati sensibili dei telefonini dell'azienda di Cupertino.

Violato il telefonino di Alexander

A differenza di quanto sta avvenendo negli Usa (dove i federali chiedono di accedere al telefonino di uno degli autori della strage di San Bernardino), a Milano però i blocchi di sicurezza della Mela morsicata sono già stati forzati: merito di una versione precedente del sistema operativo Mac iOs installata sul telefonino di Boettcher e del lavoro dei tecnici di una società israeliana, che hanno forzato la password del cellulare di Alex accedendo a foto, video, messaggi sms e chat. Le mail, invece, non sono state aperte: ma più che per l'impossibilità della procedura (anche se il rischio sarebbe stato quello di distruggere i dati aprendoli) lo si è fatto perché, a detta delle consulenti di parte civile Maria Pia Izzo ed Eva Balzarotti, citate da Repubblica, non sono considerate indispensabili ai fini del processo.

Finora dal telefonino di Alex, già condannato a 14 anni assieme all'ex compagna Martina Levato per l'aggressione con acido ai danni di Pietro Barbini (l'ultima in ordine cronologico, qui la ricostruzione della vicenda) sono emersi foto e video che testimoniano come il broker si considerasse un dio o una sorta di "uomo diavolo" per la sua ex ragazza, Martina. Così succube di Alex da arrivare al punto di farsi incidere in cinque diverse parti del corpo con un bisturi o a fuoco la lettera "A", iniziale di Alex: "Il padrone deve marchiare il suo bestiame", ha scritto uno dei legali di parte civile, Paolo Tosoni, depositando agli atti del processo questi materiali.

I dati del telefonino sono stati messi agli atti

L'analisi del contenuto del telefonino di Alex è considerato importante per tratteggiare i "rapporti di forza" all'interno della coppia, anche dal momento che Martina, condannata a 16 anni per le aggressioni a Savi e Carparelli (il complice Andrea Magnani una pena leggermente inferiore, 9 anni) ha sempre continuato a scagionare il suo ex amante (e padre del suo bambino, Achille) per tutti gli agguati. L'accusa – tramite il pubblico ministero Marcello Musso – e gli avvocati di parte civile sono invece certi della colpevolezza del broker. Il pm Musso ha contestato una delle prove decisive presentate dai legali di Alex per scagionare il loro assistito: sarebbe una fotografia che ritrae Alex in un altro luogo il giorno di una delle aggressioni. Per Musso, però, sarebbe stata scattata in realtà giorni prima rispetto alla data riportata.

Mentre si attende una nuova udienza del processo (con rito ordinario) in corso a Boettcher, sul fronte di quello d'appello per Martina Levato, che si aprirà il prossimo 6 aprile, c'è da registrare una novità: uno dei legali dell'ex studentessa bocconiana ha infatti lasciato l'incarico. A difendere Martina resta al momento solo Alessandra Guarini.

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