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Abusi sessuali su ragazzini, Don Inzoli non è più prete: la decisione di Papa Francesco

Don Mauro Inzoli non è più prete. L’ex sacerdote, per 30 anni a capo di Comunione e liberazione a Cremona, nel giugno dello scorso anno era stato condannato a quattro anni e nove mesi per abusi sessuali su cinque ragazzini. Papa Francesco ha deciso di “dimetterlo dallo stato clericale”, la pena più grave per un sacerdote.
A cura di Francesco Loiacono
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L'ex sacerdote Mauro Inzoli (nel tondo) a un convegno sulla famiglia naturale organizzato dalla Regione Lombardia
L'ex sacerdote Mauro Inzoli (nel tondo) a un convegno sulla famiglia naturale organizzato dalla Regione Lombardia

Don Mauro Inzoli non è più prete. Lo ha deciso lo scorso 20 maggio Papa Francesco con una sentenza definitiva, comunicata oggi dal vescovo di Crema Daniele Gianotti ai fedeli: "Carissime e carissimi tutti, nei giorni scorsi, la Congregazione per la Dottrina della Fede mi ha comunicato la decisione, presa da Papa Francesco il 20 maggio scorso con sentenza definitiva, di dimettere don Mauro Inzoli dallo stato clericale", si legge sul sito della diocesi.

La condanna per gli abusi sessuali su cinque ragazzini

Don Inzoli era stato condannato a giugno del 2016 dal tribunale di Cremona a quattro anni e nove mesi per abusi sessuali su cinque ragazzini minorenni. L'ormai ex prete, per circa 30 anni a capo della sezione cremonese di Comunione e liberazione, era imputato per otto diversi episodi di violenza sessuale (altri 15 erano stati prescritti) commessi tra il 2004 e il 2008 mentre era rettore del liceo linguistico Shakespeare e parroco della chiesa della Santissima Trinità di Crema. L'ex sacerdote aveva già risarcito le sue cinque vittime con 25mila euro ciascuno.

Dopo la sentenza il religioso era stato già sospeso dalla Congregazione per la Dottrina della fede. Adesso è arrivata la decisione definitiva del Pontefice, la più grave per un sacerdote: "Non possiamo pensare che il Papa sia giunto a una decisione così grave senza aver vagliato attentamente davanti a Dio tutti gli elementi in gioco, per arrivare a una scelta che fosse per il bene della Chiesa e al tempo stesso per il bene di don Mauro: perché nessuna pena, nella Chiesa, può essere inflitta se non in vista della salvezza delle anime, che può passare anche attraverso una pena così grave, la più grave che possa essere inflitta a un sacerdote – scrive il vescovo di Crema nella sua lettera -. Accogliamo dunque con piena docilità al Papa questa decisione, custodendola prima di tutto nel santuario della preghiera".

Per don Inzoli, processato dalla giustizia italiana ma non dal Vaticano, che aveva rifiutato di trasmettere gli atti in suo possesso alla magistratura, i giudici di Cremona avevano anche disposto il divieto di avvicinarsi a luoghi frequentati da minori. L'ultimo pensiero del vescovo Gianotti è proprio per le vittime di don Mauro: "Chiedo a me e a tutti voi di accompagnare questo momento in vero spirito di fede, portando nella nostra preghiera anzitutto i nostri fratelli che sono stati vittime dei comportamenti che hanno condotto il Papa a questa decisione. A loro, e alle loro famiglie, va ancora una volta tutta la solidarietà mia e della nostra Chiesa, che non può non provare un profondo dolore per il male compiuto da uno dei suoi preti. Prego perché il male subìto non allontani questi nostri fratelli dall'amicizia con Dio e dalla comunione con la Chiesa, e perché possano sperimentare la grazia fedele di Dio, capace di trasfigurare in bene anche le sofferenze più gravi".

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